No al bullismo, si alla scrittura e al dialogo! Mathilde Monnet insegna!

Quando parliamo di benessere ne parliamo a 360 gradi,fisico, psicologico e spirituale, per questo quando sento che il bullismo dilaga tra i ragazzi a partire dai 10 anni, sento la necessità di condividere con voi la mia richiesta di sensibilizzazione…

Essere vittime del bullismo non è bello e sopratutto è nocivo per la salute fisica e mentale di chi la subisce, sono sempre di più i libri che ne parlano e che tentano di sensibilizzare la società…

Secondo uno studio supervisionato dall’ Unicef 1 ragazzo su 5 è vittima di bullismo…  Silenzio, vergogna, disperazione, umiliazione, è questo ciò che l’uomo colpito da bullismo prova…

Mathilde Monnet: 14 ans, harcelée “Diario di una sopravvissuta”(Edizioni Mazarine)

In questo libro Mathilde racconta la sua storia, la sua tragica esperienza, il suo dolore…Quello che racconta è davvero forte, emerge infatti l’indifferenza della gente, l’insensibilità dei docenti nell’intervenire e proteggerla…E di come la scrittura l’abbia salvata da quella pericolosa convinzione che la sua vita era sbagliata e per questo meritava di morire…

Queste le sue parole in una intervista rilasciata a Vanity Fair tempo fa:

«Mettono il bullismo nel conto delle relazioni difficili fra studenti, e non distinguono fra i casi gravissimi come il mio, dove è necessario intervenire, e le semplici dispute fra ragazzi. In vita mia, non ho mai visto tanta indifferenza. Stavo sempre peggio, più volte sono arrivata a un passo dal suicidio, e nessuno muoveva un dito».

«All’inizio erano solo tre e si limitavano agli insulti. Mi chiamavano “sporco castoro”, per via dei miei denti che sporgevano, e mi umiliavano quotidianamente. Poi sono passati a botte, ceffoni e calci. Lo facevano soprattutto durante la ricreazione, ma succedeva anche quando eravamo in classe. Il branco man mano si è esteso, ogni settimana si aggiungeva qualcuno, in un crescendo di violenza. Alla fine ero costantemente picchiata e insultata da una ventina di persone. Ho subito di tutto: dai compassi conficcati nella schiena ai pugni che mi paralizzavano la mascella»

Per due lunghi anni, Mathilde Monnet ha preferito il silenzio, non ha parlato con la sua famiglia del bullismo dei compagni. Poi, quando un bel giorno ha raccontato tutto alla mamma, li ha denunciati, ha scritto un libro, descrivendo l’inferno che passato!

Nella maggior parte dei casi,purtroppo i casi di bullismo si poggiano sul silenzio.. tutto si consuma con discrezione, in questi casi è molto facile chiudersi in se stessi! Quando però qualcuno comincia a parlare qualcosa cambia…Ricordiamo film come Un bacio di Ivan Cotroneo o programmi come #maipiùbullismo…

Il benessere…Come può una bambina di appena 11 anni star bene in un contesto simile? Come possono i professori giustificare tali comportamenti violenti?

Ecco un altro tratto saliente dell’articolo che induce a riflettere sul valore della scrittura…Su quanto faccia bene il dialogo, interiore e col prossimo, il dialogo “messo nero su bianco” oltre che verbale…

 

Parlando del diario che aveva scritto durante le notti insonni, raccontando ciò che pativa afferma: «Sapevo che la scrittura mi avrebbe salvato. Non ho fatto altro per settimane. Non riuscivo più a smettere. Pagina dopo pagina, mi sentivo rinascere».

(Di pagine ne ha scritte 900, e le ha spedite a 10 editori).

«Mi ha risposto soltanto uno, e l’avventura è cominciata. Abbiamo ridotto il manoscritto a 308 pagine. Christiane, la mia libraia, che mi ha sempre sostenuto, ha inventato il titolo. Poi c’è stata l’uscita, le televisioni, le interviste, la gente che mi riconosce per strada, la voglia di scrivere il prossimo libro».

Cosa ne pensate?In conclusione non si può di certo dire che il bullismo faccia bene, al contrario, ma la nostra Mathilde ha sicuramente tratto giovamento dalla scrittura…

Pensateci! Quanti di voi starebbero meglio scrivendo?

 

fonte:vanityfair.it/news/storie/